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Paolini1-Eragon.doc - Volodyk

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Le case dentro la città erano alte e strette, per compensare la mancanza di spazio. Quelle vicino alle mura esterne condividevano con esse. una parete. La maggior parte degli edifici incombevano sulle viette tortuose coprendo il cielo, tanto da rendere difficile stabilire se fosse notte o giorno. Quasi tutti erano fatti di scuro legno grezzo, un colore che contribuiva a rabbuiare la città. Le strade erano sudicie e nell'aria aleggiava un odore di fogna. Un gruppetto di bambini laceri correva fra le case, litigando per un pezzo di pane. Mendicanti deformi erano accovacciati davanti all'ingresso, a chiedere l'elemosina. I loro monotoni, acuti lamenti erano come un coro di dannati. Non trattiamo così nemmeno gli animali, pensò Eragon, lo sguardo traboccante di rabbia. «Non mi piace questo posto» disse, ribellandosi alla vista. «Le cose migliorano più avanti» disse Brom. «Ora dobbiamo trovare una locanda ed elaborare una strategia. Dras-Leona ptiò rivelarsi un luogo pericoloso perfino per i più accorti. Non voglio restare per la strada più del necessario.»

Si addentrarono nella città, lasciandosi alle spalle lo squallido ingresso. Mentre attraversavano le zone più ricche di Dras-Leona, Eragon si chiese: Come fanno costoro a vivere nel lusso quando a pochi passi da loro regna la miseria più nera?

Trovarono alloggio al Globo d'Orò, una locanda a buon mercato ma decorosa. Nella stanza che fu loro assegnata c'erano un lettuccio addossato a una parete, un tavolino traballante e un catino sbeccato. Eragon gettò uno sguardo al materasso e disse: «Io dormo sul pavimento. Probabilmente in quel.coso ci sono abbastanza cimici da mangiarmi vivo.».

«D'accordo, io non ho intenzione di privarle di un lauto banchetto» disse Brom, lasciando cadere le borse sul letto, Eragon posò le proprie sul pavimento ed estrasse l'arco.

«E adesso?» chiese.

«Adesso troviamo qualcosa da mettere sotto i denti e poi ce ne andremo a dormire. Domani cominceremo a cercare i Ra'zac.» Prima di uscire dalla camera. Brom ammonì il ragazzo. «Qualunque cosa succeda, tieni la bocca cucita. Se ci scoprono, dovremo filarcela alla svelta.» Il cibo della locanda era appena commestibile, ma la birra era squisita. Quando tornarono barcollanti in camera, Eragon si sentiva la testa piacevolmente brilla. Srotolò le sue coperte sul pavimento e ci s'infilò sotto con piacere, mentre Brom piombava sul letto,

Poco prima di. addormentarsi, Eragon cercò Saphira. Resteremo qui per qualche giorno, ma non quanto siamo stati a Teirm. Quando avremo scoperto dove sono i Ra'zac, dovrai aiutarci a prenderli. Ne parliamo domattina. In questo momento non ho la mente lucida,

Sei ubriaco, fu il commento accusatorio. Eragon ci pensò un attimo e dovette convenire che Saphira aveva ragione. La disapprovazione della dragonessa era evidente, ma si limitò a dire: Non ti invidio per come ti sentirai domani.

Tu no, gemette Eragon, ma Brom sì. Ha bevuto almeno il doppio di me.

TRACCE D'OLIO

C

he cosa mi è preso? si domandò Eragon la mattina dopo. La testa gli pulsava dolorosamente e si sentiva la lingua gonfia, formicolante. Quando un topo grattò le tavole di legno del sottotetto, Eragon fece una smorfia: il dolore gli trafisse le tempie.

Come ti senti? lo canzonò Saphira.

Eragon la ignorò. .

Un istante dopo. Brom caracollò giù dal letto con un grugnito. Tuffò la testa nell'acqua fredda del bacile, poi uscì dalla stanza, Eragon si affrettò a seguirlo nel corridoio. «Dove vai?» gli chiese. «A riprendermi.»

«Vengo anch'io.» Davanti al bancone, Eragon scoprì che il metodo di Brom per riprendersi consisteva nell'alternare té bollente e acqua ghiacciata, il tutto innaffiato infine da una discreta dose di brandy. Quando tornarono in camera, Eragon scoprì di sentirsi meglio.

Brom allacciò il fodero della spada alla cintura e si lisciò le pieghe del mantello. «La prima cosa è fare qualche domanda discreta ma precisa. Voglio scoprire dove è stato consegnato l'olio di Seithr qui a Dras-Leona, e poi dove è stato trasportato. Con ogni probabilità, nel trasporto sono stati coinvolti dei soldati o degli operai. Dobbiamo trovarli e farne parlare uno.»

Uscirono dal Globo d'Oro e andarono in cerca di magazzini dove l'olio poteva essere stato consegnato. Vicino al centro di Dras-Leona, le strade prendevano a inerpicarsi verso un palazzo di lucido granito, costruito su un'altura perché dominasse tutti gli altri edifici, tranne la cattedrale. I due viaggiatori salirono verso l'edificio.

Il cortile era un mosaico di madreperla, e le mura erano in parte intarsiate d'oro. C'erano nicchie che ospitavano statue nere, che nelle gelide mani reggevano bastoncini d'incenso fumanti. Soldati appostati ogni quattro iarde scrutavano con attenzione i passanti.

«Chi ci abita?» chiese Eragon, colmo di meraviglia.

«Marcus Tábor, il governatore della città. Risponde soltanto al re e alla propria coscienza, che non è stata molto attiva di recente» disse Brom. Camminarono intorno al palazzo, osservando le ricche dimore ornate di alti cancelli che le circondavano.

Arrivati a mezzogiorno, non avevano ancora scoperto niente di interessante, perciò si fermarono per il pranzo. «Questa città è troppo grande per setacciarla insieme» disse Brom. «Tu cerca per conto tuo. Ci rivediamo al Globo d'Oro al tramonto.» Da sotto le sopracciglia cespugliose scoccò un'occhiata intensa al ragazzo. «Confido che non farai niente di stupido.»

«Lo prometto» disse Eragon. Brom gli diede qualche moneta e poi si allontanò nella direzione opposta.

Per il resto della giornata, Eragon parlò con bottegai e operai, cercando di mostrarsi iI più possibile cordiale e innocente. Le sue domande lo portarono da un capo all'altro della città, ma nessuno sembrava sapere niente dell'olio. Ovunque andasse, la cattedrale torreggiava cupa su di lui. Era impossibile sfuggire all'ombra incombente dei suoi pinnacoli.

Infine trovò un uomo che aveva aiutato a scaricare l'olio di Seithr e che ricordava in quale magazzino era stato portato. Eragon, pieno d'eccitazione, andò a vedere l'edificio, poi tornò al Globo d'Oro. Passò oltre un'ora prima del ritorno di Brom. «Scoperto niente?» gli chiese Eragon. Il vecchio, affaticato, si passò una mano tra i capelli bianchi. «Ho appreso parecchie cose interessanti oggi, non ultimo il fatto che Galbatorix farà visita a Dras-Leona questa settimana.» . «Che cosa?» esclamò Eragon.

Brom appoggiò le spalle al muro, la fronte solcata da rughe profonde. «Pare che Tàbor si sia preso un po' troppe libertà col suo potere, e quindi Galbatorix ha deciso di venire a dargli una lezione di umiltà, È la prima volta che il re lascia Urù'baen da oltre dieci anni.»

«Credi che sappia di noi?» fece Eragon.

«Ovvio che sa di noi, ma sono convinto che non conosca la nostra posizione. Altrimenti saremmo già prigionieri dei Ra'zac. Comunque significa che qualunque cosa decidiamo di fare riguardo ai Ra'zac, dobbiamo agire prima dell'arrivo di Galbatorix, È meglio tenersi il più possibile alla larga da lui. L'unica cosa a nostro favore è la conferma che i Ra'zac sono qui per prepararsi alla sua visita.» «Voglio prendere i Ra'zac» disse Eragon con i pugni stretti. «ma non se vuoi dire combattere il re. Probabilmente mi farebbe a pezzi.»

Brom parve divertito. «Molto bene: prudenza. Hai ragione: non avresti, una sola possibilità contro Galbatorix. E adesso dimmi che cosa sei venuto a sapere quest'oggi. Potrebbe confermare quello che ho sentito io.»

Eragon si strinse nelle spalle. «Più che altro un sacco di chiacchiere inutili.Però ho parlato con un uomo che sapeva dov'è stato portato l'olio. Si tratta di un vecchio magazzino. A parte questo, non ho scoperto altro.»

«La mia giornata è stata più fruttuosa della tua, a quanto pare. Mi è stata detta la stessa cosa, e così sono andato al magazzino e ho parlato con gli operai. Non ci ho messo molto a scoprire che le casse di olio di Seithr vengono sempre inviate dal magazzino a palazzo.»

«E poi sei tornato qui» concluse Eragon.

«No! Non mi interrompere. Poi sono andato a palazzo e mi sono fatto invitare negli alloggi dei servitori, presentandomi come un bardo. Per diverse ore ho vagato intrattenendo le cameriere e gli altri con canti e poesie, e facendo domande.» Brom riempì lentamente di tabacco la pipa. «È sorprendente quante cose sanno i servitori. Lo sapevi che uno dei conti ha ben tre amanti, e che vivono tutte nella stessa ala del palazzo?» Scrollò il capo e si accese la pipa. «Ma a parte questi affascinanti pettegolezzi, mi è stato riferito per caso dove viene portato l'olio quando esce da palazzo.»

«Ovvero...?» intervenne Eragon, impaziente..

Brom soffiò un anello di fumo con esasperante lentezza. «Fuori città, è ovvio. Ogni luna piena, due schiavi vengo-no inviati ai piedi dell'Helgrind con provviste per un mese. Ogni volta che l'olio di Seithr arriva a Dras-Leona, lo portano insieme alle provviste. E gli schiavi non tornano più. L'unica volta che qualcuno li ha seguiti, questo qualcuno è scomparso.»

«Credevo che i Cavalieri avessero abolito la tratta degli schiavi» disse Eragon.

«È così, ma purtroppo è tornata a prosperare sotto il regno di Galbatorix.»

«E così i Ra'zac si nascondono sull'Helgrind» disse Eragon, pensando alla montagna di nuda roccia. «Lì o nei dintorni.»

«Se sono sull'Helgrind, allora due sono le cose: o si nascondono dentro di esso, protetti da una massiccia porta di pietra, oppure sulla vetta, dove soltanto le loro cavalcature alate o Saphira possono arrivare. In ogni caso, il loro rifugio sarà senza dubbio ben mascherato.» Tacque un istante per riflettere. «Se Saphira e io voliamo intorno all'Helgrind, i Ra'zac ci vedranno di sicuro... per non par-lare di tutti gli abitanti di Dras-Leona.»

«È un problema» convenne Brom.

Eragon aggrottò la fronte. «E se prendessimo il posto dei due schiavi? Non manca molto alla luna piena. Sarebbe un'occasione perfetta per avvicinarci ai Ra'zac.»

Brom si lisciò la barba, pensoso. «Mi pare rischioso. Se gli schiavi vengono uccisi a distanza, saremo nei guai. Non possiamo far nulla ai Ra'zac se non sono in vista.»

«Ma non siamo nemmeno certi che gli schiavi vengano uccisi» ribatte Eragon.

«Io sono sicuro di sì» disse Brom in tono grave. Poi i suoi occhi scintillarono, e soffiò un altro anello di fumo. «Tuttavia è un'idea interessante... Se lo facciamo con Saphira nascosta nelle vicinanze e un...» Non concluse la frase. «Potrebbe funzionare, ma dovremo muoverci in fretta. Con il re che sta arrivando, non ci resta molto tempo.»

«Non dovremmo andare all'Helgrind a dare un'occhiata? Sarebbe opportuno studiare il territorio alla luce del giorno per non essere sorpresi da un agguato» disse Eragon.

Brom fece scorrere le dita sul bastone. «Questo si può fare. Domani tornerò a palazzo e cercherò il modo di prendere il posto degli schiavi. Devo stare attento a non destare sospetti, però, perché la corte pullula di spie.»

«Non ci posso credere; abbiamo davvero trovato i Ra'zac» disse Eragon in tono sommesso. Nella mente gli balenarono le immagini dello zio morto e della fattoria bruciata. Serrò la mascella. «La parte più dura deve ancora arrivare, però sì, finora siamo stati bravi» disse Brom. «Se la fortuna ci assiste, potrai presto ottenere la tua vendetta e i Varden saranno liberati da un pericoloso nemico. Quello che accadrà dopo dipende da te.»

Eragon aprì la mente e riferì trionfante a Saphira: Abbiamo trovato il covo dei Ra'zac! Dove? Il ragazzo le spiegò in breve quello che avevano scoperto, l’Helgrind, borbottò lei. Quale luogo più adatto...

Eragon assentì. Quando avremo finito, magari potremmo tornare a Carvahall

È questo che vuoi? sbottò lei, improvvisamente acida. Tornare alla tua vecchia vita? Lo sai che nulla sarà più come prima, perciò smettila di struggerti. A un certo punto dovrai pure decidere qual è il tuo scopo. Vuoi nasconderti per il resto dei tuoi giorni, o vuoi aiutare i Varden? Queste sono le uniche possibilità che ti restano, a meno che non desideri unirti alle forze di Galbatorix, còsa che non accetterò mai e poi mai.

Eragon rispose con dolcezza: Se devo scegliere, unirò il mio destino a quello dei Varden, lo sai. Già, ma qualche volta ti fa bene ripeterlo a te, stesso, E con questo lo lasciò a riflettere sulle sue parole.

GLI ADORATORI DELL'HELGRIND

A

l risveglio, Eragon si ritrovò solo nella stanza. Scarabocchiato col carboncino sulla parete c'era scritto:

Eragon,

vado via per qualche ora. I soldi per il cibo sono sotto il materasso. Fatti un giro in città, divertiti, ma non farti notare!

Brom P.S. Stai alla larga dal palazzo, e non andare da nessuna parte senza l'arco! Tienilo sempre pronto.

Eragon cancellò il messaggio e recuperò le monete sotto il letto. Si mise l'arco a tracolla, pensando: Quanto vorrei non dover andare sempre in giro armato.

Uscì dal Globo d'Oro e vagò per le strade, fermandosi a osservare qualunque cosa attirasse la sua attenzione. C'erano molte botteghe interessanti, ma nessuna quanto l'erboristeria di Angela a Teirm. A volte lanciava occhiate oblique alle case scure e inquietanti, desiderando di trovarsi fuori dalle mura della città. Quando gli venne fame, si comprò una fetta di formaggio e una pagnotta e mangiò seduto sul bordo di un marciapiede.

Più tardi, in un quartiere lontano dal cuore di Dras-Leona, udì un banditore d'aste che elencava una lista di prezzi. Incuriosito, si incamminò verso la voce e sbucò in uno spiazzo fra due edifici. C'erano dieci uomini in piedi su un palco alto tre piedi. Radunata davanti a loro c'era una folla di gente con ricchi vestiti, colorata e turbolenta. Chissà cosa vendono, si chiese Eragon. Il banditore terminò il suo elenco e con un gesto chiamò un giovane a farsi avanti. L'uomo arrancò goffamente, i polsi e le caviglie trattenuti da pesanti catene. «Ed ecco il nostro primo articolo» proclamò il banditore. «Un giovane maschio sano proveniente dal Deserto di Hadarac, catturato il mese scorso, in eccellenti condizioni. Guardate queste braccia e queste gambe: è forte come un bue! Sarebbe perfetto come scudiero. Ma se non vi fidate, usatelo come uomo di fatica. A parer mio, signore e signori, sarebbe uno spreco, È sveglio, se riuscite a insegnargli una lingua civile!» La folla scoppiò a ridere, ed Eragon strinse i denti, infuriato. Le sue labbra cominciarono a formulare una parola che avrebbe liberato lo schiavo, e il suo braccio, da poco privo della steccatura, si levò. Il marchio sul palmo prese a rifulgere. Stava per usare la magia, quando lo folgorò un pensiero. Non ce la farà mai! Lo schiavo sarebbe stato catturato ancor prima di raggiungere le mura della città. Eragon non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, se avesse tentato di aiutarlo. Abbassò il braccio e imprecò sottovoce. Pensa, prima di agire! È così che ti sei ficcato nei guai con gli Urgali.

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