Paolini1-Eragon.doc - Volodyk
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Jeod accatastò della legna nel caminetto, poi vi infilò sotto la fiaccola. Il fuoco attecchì subito. «Dunque, vecchio mio, adesso devi spiegarmi parecchie cose.»
Il volto di Brom s'increspò di rughe nel sorridere. «Chi sarebbe il vecchio? L'ultima volta che ti ho visto, i tuoi capelli non erano grigi. Adesso sembrano ciuffi spelacchiati di un teschio in decomposizione.»
«E tu sei lo stesso di vent'anni fa. Il tempo sembra averti preservato come un vecchio bisbetico solo perché tu possa infliggere le tue interminabili lezioni di saggezza a ogni nuova generazione. E comunque ora basta con i complimenti! Raccontami la tua storia. Una cosa in cui sei sempre stato bravo» disse Jeod, impaziente. Eragon drizzò le orecchie e attese avido il racconto di Brom. Brom si mise comodo in una poltrona ed estrasse la sua pipa. Soffiò lentamente un anello di fumo che diventò verde, guizzò nel caminetto e scomparve su per la canna fumaria. «Ricordi quello che stavamo facendo a Gil'ead?»
«Naturalmente» disse Jeod. «Difficile dimenticare quel genere di cose.»
«Un eufemismo, però vero» disse Brom asciutto. «Quando siamo stati... separati, non sono più riuscito a trovarti. In quel trambusto scovai una piccola camera. Non c'era niente di particolare, solo casse e scatole, ma tanto per curiosità cominciai a frugare in giro. La fortuna mi fu benigna, poiché trovai proprio quello che stavamo cercando.» Sul volto di Jeod si dipinse un'espressione di assoluto stupore. «A quel punto non potevo più aspettarti. Potevano scoprirmi da un momento all'altro, e tutto sarebbe andato perduto. Mi camuffai alla meglio e lasciai la città di nascosto per andare da...» Brom esitò e scoccò un'occhiata furtiva a Eragon. Poi disse: «... dai nostri amici. Lo conservarono in una grotta per sicurezza e mi fecero promettere che mi sarei preso cura di chiunque l'avesse ricevuto. Ma fino al giorno in cui fossero state necessarie le mie prestazioni, dovevo scomparire. Nessuno doveva sapere che ero vivo, nemmeno tu. Mi è costato molto darti quel dolore. Perciò andai a nord e mi nascosi a Carvahall.»
Eragon serrò la mascella, infuriato con Brom che continuava a bella posta a tenerlo all'oscuro di tante cose.
Jeod aggrottò la fronte e disse: «Allora i nostri... amici hanno sempre saputo che eri vivo?» «Sì.»
Jeod sospirò. «Immagino che sia stato necessario questo espediente, ma vorrei che me l'avessero detto. Carvahall non è a nord, sull'altro versante della Grande Dorsale?» Brom fece sì con la testa. Per la prima vota, Jeod parve accorgersi di Eragon. I suoi occhi grigi lo scrutarono attenti. Inarcò un sopracciglio e disse: «Allora presumo che adesso tu stia onorando il tuo compito.» Brom scosse la testa. «No, non è così semplice. Qualche tempo fa è stato rubato, almeno è quello che credo, perché non ho saputo nulla dai nostri amici, e sospetto che i loro messaggeri siano caduti in un'imboscata. Così ho deciso di indagare per conto mio. Eragon andava nella mia stessa direzione e così stiamo viaggiando in compagnia da un po'.»
Jeod era perplesso. «Ma se non avevano inviato messaggi, come facevi a sapere che era...» Brom si affrettò a interromperlo, dicendo: «Lo zio di Eragon è stato ucciso dai Ra'zac. Gli hanno bruciato la casa e lui si è salvato per un soffio. Merita di vendicarsi, ma ci hanno lasciati senza tracce da seguire, e così abbiamo bisogno di aiuto per trovarli.»
Il volto di Jeod si schiarì. «Capisco.,. Ma perché siete venuti qui? Io non so dove potrebbero nascondersi i Ra'zac, e coloro che lo sanno non ve lo direbbero mai.»
Brom si alzò e s'infilò una mano sotto il mantello. Estrasse la fiaschetta dei Ra'zac. La lanciò a Jeod. «Contiene olio di Seithr, del tipo pericoloso. È dei Ra'zac. L'hanno persa lungo il cammino e noi l'abbiamo trovata. Dobbiamo controllare i registri delle spedizioni di Teirm per poter risalire ai compratori dell'olio. In questo modo troveremo il covo dei Ra'zac»
Il volto di Jeod s'increspò di rughe mentre rifletteva. Indicò i libri sugli scaffali. «Vedi quelli? Sono tutti i registri dei miei commerci. Soltanto dei miei. Vi state imbarcando in un'impresa che richiederà mesi per essere portata a termine. Ma c'è un problema più grosso. I registri che cerchi sono conservati nel castello, ma solo Brand, amministratore di Risthart, li può consultare. I commercianti come me non hanno il permesso di maneggiarli perché temono che potremmo falsificare i conti, frodando l'Impero delle sue preziose tasse.»
«A questo penserò io al momento opportuno» disse Brom. «Ma dobbiamo riposare per qualche giorno prima di poter decidere come procedere.»
Jeod sorrise. «In questo posso aiutarvi. La mia casa è la vostra casa, naturalmente. Usate altri nomi, qui in città?»
«Sì» disse Brom. «Io sono Neal, e il ragazzo è Evan.»
«Eragon» mormorò Jeod pensoso. «Hai un nome singolare. Sono ben pochi coloro che portano il nome del primo Cavaliere. Nella mia vita ho letto soltanto di tre che si chiamavano così.» Eragon si stupì che Jeod conoscesse l'origine del suo nome.
Brom guardò Eragon. «Mi faresti la gentilezza di andare a controllare i cavalli? Temo che Fiammabianca non sia stato legato bene.»
Stanno cercando di nascondermi qualcosa. Non appena esco di qui, cominceranno a parlarne. Eragon si alzò di scatto dalla poltrona e uscì dalla camera a grandi passi, sbattendo la porta alle sue spalle. Fiammabianca non si era mosso; il nodo che lo teneva legato all'anello era perfetto. Prese ad accarezzare il collo dei cavalli e appoggiò la schiena al muro del castello.
Non è giusto, si lamentò. Se solo potessi sentire ciò che stanno dicendo. Si raddrizzò di colpo, elettrizzato. Una volta Brom gli aveva insegnato certe parole che acuivano l'udito. L'orecchio fino non è proprio quello che desidero, ma dovrei essere in grado di formulare quelle parole. In fin dei conti, pensa a che cosa posso fare con brisingr!
Si concentrò intensamente per richiamare il potere. Una volta evocato, mormorò: «Thverr stenr un atra eka hórna!» e intrise ogni parola di strenua volontà. Mentre sentiva il potere fluire dentro di sé, udì un debole sussurro nelle orecchie ma nient'altro. Deluso, si appoggiò di nuovo al muro, poi trasalì quando sentì Jeod che diceva: «... e ormai sono quasi otto anni che lo faccio.» Eragon si guardò intorno. Non c'era nessuno, tranne un gruppetto di guardie radunate nell'angolo opposto del maschio. Con un gran sorriso, si lasciò scivolare a terra e chiuse gli occhi. . «Non mi sarei mai aspettato che diventassi un mercante» disse Brom. «Dopo tutti quegli anni che hai passato sui libri, E aver trovato il passaggio in quel modo! Come mai. hai deciso di dedicarti al commercio invece di restare uno studioso?»
«Dopo Gil'ead, non ho più avuto voglia di restare seduto in stanze ammuffite a leggere pergamene. Ho deciso di aiutare Ajihad come meglio potevo, ma non sono un guerriero. Anche mio padre era un mercante: dovresti ricordarlo. Mi ha aiutato a cominciare. Tuttavia i miei commerci non sono altro che un paravento per rifornire il Surda.»
«Ma mi pare di capire che le cose vanno male» disse Brom.
«Già: di recente nessuna spedizione è andata a buon fine, e Tronjheim è a corto di rifornimenti. In qualche modo l'Impero, o almeno credo che siano loro, ha scoperto chi tra noi lavora per aiutare Tronjheim, Eppure non sono del tutto convinto che si tratti dell'Impero. Non si vedono soldati. Non capisco. Può darsi che Galbatorix abbia assoldato dei mercenari per ostacolarci.» «Ho saputo che hai perduto una nave di recente.»
«L'ultima che possedevo» spiegò Jeod in tono amareggiato. «Ogni uomo imbarcato era coraggioso e leale. Dubito che li rivedrò ancora... L'unica possibilità che mi rimane è inviare delle carovane nel Surda o a Gil'ead, ma so per certo che non arriverebbero mai, per quante guardie mettessi di scorta. Oppure potrei prendere a nolo la nave di qualcun altro. Ma nessuno vuole trasportare le mie merci, adesso.»
«Quanti mercanti ti aiutano?» domandò Brom.
«Oh, diversi, lungo tutta la costa. Tutti sono afflitti dagli stessi problemi. So che cosa stai pensando; più di una notte sono rimasto sveglio io stesso a pensarci. Ma non posso sopportare l'idea di un traditore con tanto potere e tante conoscenze. Se ce n'è uno, allora siamo tutti in pericolo. Dovresti tornare a Tronjheim.»
«E portare lì Eragon?» lo interruppe Brom. «Lo farebbero a pezzi. È il posto peggiore, adesso. Magari fra qualche mese, o perché no, un anno. Te lo immagini, come reagirebbero i nani? E poi tutti cercherebbero di influenzarlo, soprattutto Islanzadi. Lui e Saphira non sarebbero al sicuro a Tronjheim, almeno finché non li faccio passare per il tuatha du orothrim.»
Nani! pensò Eragon eccitato. Dove si trova questa Tronjehim? E perché ha parlato a Jeod di Saphira? Non avrebbe dovuto farlo senza prima chiedermelo!
«Eppure ho la sensazione che abbiano bisogno del tuo potere e della tua saggezza.» «Saggezza» sbuffò Brom. «Sono soltanto un vecchio bisbetico, come hai detto prima.» «Molti non sarebbero d'accordo.»
«Lascia perdere. Non devo spiegazioni a nessuno. No. Ajihad dovrà cavarsela senza di me. Quello che faccio adesso è molto più importante. Ma l'ipotesi che esista un traditore solleva gravi questioni. Mi chiedo se è per questo che l'Impero sapeva dove...» La sua voce si spense.
«E io mi chiedo perché nessuno si è messo in comunicazione con me» disse Jeod. «Magari ci hanno provato. Ma se c'è un traditore...» Brom fece una pausa. «Devo mandare un messaggio ad Ajihad. Hai un uomo fidato?»
«Credo» disse Jeod. «Dipende da dove deve andare.»
«Non lo so» disse Brom. «Sono rimasto isolato per così tanto tempo che i miei contatti probabilmente sono morti o si sono dimenticati di me. Puoi mandarlo da chiunque riceva le tue spedizioni?»
«Sì, ma sarà rischioso.»
«E che cosa non lo è di questi tempi? Quando può partire?»
«Domattina. Lo manderò a Gil'ead. Sarà più rapido» disse Jeod. «Che cosa puoi dargli per convincere Ajihad che sei tu a mandarlo?»
«Tieni, dagli il mio anello. E digli che se lo perde, gli strapperò il fegato con le mie mani. Mi è stato donato dalla regina in persona.»
«Vecchio bisbetico» disse Jeod.
Brom borbottò e rimase in silenzio per un po'. «Faremmo meglio ad andare a cercare Eragon» disse infine. «Mi preoccupo quando è da solo. Quel ragazzo ha l'innaturale tendenza a trovarsi ovunque ci siano dei guai.»
«E ti sorprende?»
«Non proprio.»
Eragon udì rumore di poltrone spostate. Ritrasse la mente e aprì gli occhi. Ricapitoliamo disse fra sé. Jeod e altri mercanti sono nei guai perché aiutano delle persone non amate dall'Impero. Brom ha trovato qualcosa a Gil'ead ed è andato a Carvahall per nascondersi. Che cosa poteva essere di così importante da lasciare che il suo amico lo credesse morto per quasi ventanni? Ha parlato di una regina... ma non ci sano regine nei regni conosciuti... e di nani, che, come mi ha detto lui, sono scomparsi sottoterra da secoli.
Voleva delle risposte! Ma non poteva affrontare Brom e rischiare di compromettere la missione. No, avrebbe aspettato fino a quando non fossero partiti da Teirm, e poi avrebbe insistito finché il vecchio non gli avesse rivelato tutti i suoi segreti. I pensieri di Eragon stavano ancora turbinando quando la porta si apri.
«I cavalli stanno bene?» disse Brom.
«Benissimo» rispose Eragon. Slegarono i cavalli e lasciarono il castello.
Mentre rientravano in città, Brom disse: «Dunque, Jeod, alla fine ti sei sposato. E con un'adorabile giovane donna» aggiunse ammiccando. «Congratulazioni.»
Jeod non parve contento del complimento. Incurvò le spalle, gli occhi bassi. «Non so se questo momento sia adatto alle congratulazioni. Helen non è felice.»
«Perché? Cosa vuole?» disse Brom.
«Il solito» disse Jeod con una scrollata di spalle rassegnata. «Una bella casa, figli sani, cibo sulla mensa, e una gradevole compagnia. Ma il problema è che viene da una famiglia ricca; suo padre ha investito molto nei miei commerci. Se continuo a subire queste perdite, non ci sarà più abbastanza denaro da consentirle la vita cui è abituata.»
Jeod tacque per un attimo, poi riprese: «Ma questi sono problemi miei, non vostri. Un buon padrone di casa non dovrebbe mai affliggere gli ospiti con le sue disgrazie. Mentre siete a casa mia, non permetterò che niente vi disturbi, se non uno stomaco troppo pieno.»
«Ti ringrazio» disse Brom. »Apprezziamo la tua ospitalità. È da tempo che non godiamo di certe comodità, nel nostro viaggio. Sai dove possiamo trovare una bottega che non sia troppo cara? Tutto questo cavalcare ha consumato i nostri abiti.»
«Certo, questo è il mio lavoro» disse Jeod, illuminandosi. Parlò animatamente di prezzi e di negozi finché non furono in vista della sua casa. Allora disse: «Vi dispiace se andiamo a mangiare da qualche altra parte? Non credo sia opportuno farvi entrare adesso.»
«Come ritieni sia meglio. disse Brom.
Jeod parve sollevato. «Grazie. Potete lasciare i cavalli nella mia stalla.»
Fecero come aveva suggerito, e poi lo seguirono fino a una grande taverna. Al contrario della Castagna Verde, questa era pulita, rumorosa e affollata di gente chiassosa. Quando arrivò il cibo, un maialino da latte ripieno, Eragon addentò affamato la carne, ma gustò soprattutto il contorno di patate, carote, rape e mele dolci. Era tanto tempo che mangiava solo selvaggina.
Indugiarono davanti al pasto per ore, mentre Brom e Jeod si scambiavano racconti. A Eragon non dispiacque. Era al caldo, un allegro motivetto risuonava in sottofondo, e c'era abbondanza di cibo. Il parlottio vivace della taverna lo cullava.
Quando alla fine uscirono dalla taverna, il sole era vicino all'orizzonte. «Voi due andate avanti; io devo controllare una cosa» disse Eragon. Voleva vedere Saphira e assicurarsi che fosse ben nascosta.
Brom annuì con aria assente. «Sta' attento. E non metterci troppo.»
«Aspetta» disse Jeod. «Hai intenzione di uscire da Teirm?» Eragon esitò, poi assentì. «Allora fa' in modo di rientrare prima di sera, perché chiudono i cancelli, e le guardie non ti faranno rientrare se non al mattino.»